08 Dicembre 2015
avm1959 - Moschino. Quando la moda manifesta la propria aggressività.
Erano i mitici anni '80, periodo spensierato, ricco sia dal punto di vista economico che
creativo.
Erano gli anni in cui all'interno degli ambienti dell'alta moda s'iniziò a parlare di look inteso
come struttura comunicativa, fatta di abiti e oggetti di consumo, capace di costruire
l'immaginario di ciò che non è.
Nella società di quel periodo, la destrutturazione dei modelli tradizionali dell'apparire aveva
lasciato un vuoto, non c'erano più rituali certi cui adeguarsi per mostrare la propria ricchezza,
cultura o appartenenza sociale.
Gli stilisti italiani dell'epoca furono pronti a colmare questo vuoto.
Dovevano semplicemente mettere da parte la fase di ricerca e passare a una definitiva
identificazione del proprio messaggio, concept creativo.
Marchi come Ferrè, Krizia, Moschino, Armani, Versace hanno saputo affermarsi con un
proprio stile identificativo.
Agli occhi della società la firma divenne quindi la chiave estetica dei nuovi consumi, la nuova
forma per manifestare il proprio status symbol.
I capi appartenenti a questa nuova eleganza erano aggressivi, sfacciati, volevano esplicitare
in modo diretto il loro significato e il loro costo.
Proprio come ha fatto ai nostri giorni Geremy Scott, il quale ha iniziato a lavorare per il brand
Moschino partendo proprio da questa fashion philosopy.
Egli è stato in grado di riprendere i valori alla base del brand Moschino riproponendoli in
chiave moderna. I capi e le forme della collezione s'ispirano al mondo delle Barbie e alla
catena fast food più nota al mondo.
La capacità di coniugare e ironizzare su tali universi, apparentemente così distanti, ha
permesso a Moschino di affermarsi sul mercato dopo un periodo non positivo, e di poterlo
fare in maniera dirompente dato il grande successo registrato delle sfilate world wide.
MoschinoSunglassesTrend